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Cenni storici sulla sede

L’Istituto Sangalli per la storia e le culture religiose ha sede nel cuore di Firenze, giusto accanto a Piazza della Signoria e alla Galleria degli Uffizi e a pochi minuti dal Duomo.

Il colpo d’occhio che si può godere dall’Istituto sulla piazza di San Firenze abbraccia un tripudio di stili differenti, dalla sagoma dugentesca del Bargello; al gotico slanciato del campanile della Badia; al rinascimentale palazzo Gondi, contiguo al retro di Palazzo Vecchio; al barocco complesso di San Firenze; per chiudere con l’edificio ottocentesco dell’hotel Columbia-Parlamento, che ospitò, nei pochi anni di Firenze capitale, dal 1865 al 1871, i deputati che si riunivano a Palazzo Vecchio e i senatori che tenevano le loro sessioni in Palazzo Pitti oltrarno.

L’edificio che ospita l’Istituto è situato nel luogo dove si trovava l’antico anfiteatro romano.

La città romana

La piazza di San Firenze, su cui la sede si affaccia, costituiva uno dei vertici del quadrilatero dell’antica città romana di Florentia. Gli altri tre terminavano in corrispondenza di piazza del Duomo, di quella di Santa Trinita e dell’estremo ovest di via dei Cerretani.

Sul lato della piazza verso l’Arno, si apriva l’antichissima Porta Peruzza (così chiamata dalla famiglia della Pera, dalla quale si ritiene discendessero i Peruzzi), una delle entrate della prima cerchia di mura della colonia romana.

La cerchia antica

Nella seconda metà dell’XI secolo, la contessa Matilde di Canossa, promuovendo una nuova cerchia muraria in funzione anti-imperiale (la “cerchia antica” di cui parla Dante), vi inglobò anche la piazza, partendo dall’allora castello di Altafronte, posizionato sull’Arno a difesa della città, ma distrutto il 4 novembre 1333 da una rovinosa piena del fiume. Sulle sue rovine sorse il palazzo Castellani, poi de’ Giudici di Ruota, sede dopo l’unità della Sezione manoscritti della Biblioteca nazionale e dal 1930 del Museo della Scienza, oggi Museo Galileo.

La Badia Fiorentina

La più importante emergenza architettonica tra X e XII secolo in loco fu la Badia fiorentina, fondata nel 978 da Willa, vedova del marchese di Toscana Uberto di Provenza, il complesso religioso che continuerà ad essere anche nei secoli successivi la più importante abbazia benedettina fiorentina. Si tratta del monastero le cui squille (campane) Dante ricorda nel suo Paradiso come regolanti la vita giornaliera cittadina nel medioevo.

L’abate a metà XII secolo fece abbattere parte delle mura della cerchia matildina, acquistandole dal Comune, e vi fece costruire delle botteghe, giusto in corrispondenza della parte terminale dell’attuale via del Proconsolo e di piazza di San Firenze.

Secondo la tradizione, la Badia venne ricostruita nel 1284 da Arnolfo di Cambio, per uniformarsi all’imponenza del contiguo palazzo del Bargello. Il campanile, distrutto dai fiorentini nel 1307 per punire l’arroganza di monaci, venne ricostruito nelle forme attuali nel 1330.

San Firenze e Bargello

A metà del Quattrocento, in loco insistevano l’antica chiesa bizantina di Sant’Apollinare (volgarmente detta San Pulinari), situata tra via della Vigna Vecchia e via dell’Anguillara; e l’oratorio dedicato a San Fiorenzo, verso Borgo dei Greci, probabilmente sul loco di un antico sacello dedicato a Iside. Forse un soldato romano martirizzato, la forma del nome del santo verrà sostituita con quella di san Firenze, per legarlo ancor più strettamente alle origini della città.
All’epoca non esisteva l’attuale piazza, ma una piazzetta di dimensioni ridotte, denominata piazza del Popolo.

Su tutto sovrastava il palazzo del Bargello, primo palazzo pubblico repubblicano, costruito una quarantina di anni avanti l’edificazione del vicino palazzo della Signoria, nel 1255. Fu inizialmente sede del Capitano del Popolo. Ma, dopo la battaglia di Montaperti, che segnò la sconfitta dei guelfi fiorentini da parte dei ghibellini senesi nel 1260, divenne sede del Podestà. Dopo le sopraelevazioni di metà Trecento il palazzo costituì un elemento dominante dello skyline architettonico della Firenze medievale, sia per l’alta torre angolare (detta la Volognona) sia per il caratteristico profilo merlato. Nel 1574 il Podestà lo cedette al Consiglio di Giustizia e successivamente al Capitano di giustizia, detto anche Bargello, capo della polizia cittadina (il palazzo venne anche soprannominato la ‘Bastiglia fiorentina’, per la sua cattiva fama di luogo di ingiustizie, prevaricazioni e soprusi).

Via della Condotta

Via della Condotta, che fiancheggia il palazzo sede dell’Istituto Sangalli, era, tra medioevo ed età contemporanea, strada di botteghe di cartolai e di pergamenai, tanto che l’angolo tra la via e la piazza veniva indicato come il Canto dei cartolai. Vi si apriva, giusto in quel punto, la Porta al Garbo, che deve il suo nome al sultanato arabo di al-Garb, da dove proveniva la lana pregiata che fece la fortuna della Firenze medievale, e diede il nome anche ad una famiglia arricchitasi grazie alla lavorazione di quella lana.

Palazzo Gondi

A partire dal 1490, la piazza venne arricchita da palazzo Gondi, uno dei gioielli del rinascimento italiano, confinante con la sede dell’Istituto Sangalli. Giuliano da Sangallo il Vecchio ne è l’artefice, con i portali ad arco e le bifore che si intervallano sulla facciata a tre ordini di bugne rastremantesi a mano a mano che si sale. Il fianco sinistro su via de’ Gondi venne invece ridisegnato nel 1871 da Giuseppe Poggi, artefice delle trasformazioni di Firenze capitale d’Italia, durante i lavori di allargamento della via. In quell’occasione, venne pure distrutta la casa che aveva ospitato Leonardo da Vinci e dove la tradizione, peraltro infondata, vuole che l’artista avesse dipinto la Gioconda.

Il convento di San Firenze

Nel corso della prima metà del Seicento, Giuliano Serragli finanziò, su disegno dell’architetto Ferdinando Ruggieri, e grazie ad una concessione del pontefice Urbano VIII, l’erezione dell’imponente complesso del convento di San Firenze, affidato alla congregazione dei padri oratoriani di San Filippo Neri, abbattendo case e torri dei Magalotti e dei Mancini, convento che si può ammirare in tutto il suo splendore dalla sede dell’Istituto. L’edificio, composto da due chiese gemelle unite da una fronte a forma di palazzo civile, rappresenta forse la maggiore espressione del barocco a Firenze.

Il Consorzio Agrario Fiorentino

Nel 1867, venne creato il Comizio agrario fiorentino “per l’acquisto delle materie utili in agricoltura”, comizio che aveva i suoi magazzini nei sotterranei di Palazzo Vecchio, con ingresso da via de’ Gondi. La crisi agraria degli anni ottanta e la necessità di trovare rimedi alle nuove malattie della viticoltura rivitalizzò il Comizio, che nel 1889 creò al suo interno il Consorzio agrario. Il presidente, il conte Ferdinando Guicciardini, fin dal 1901 cercò una nuova sede, ma che fosse centrale per poter esser utile al trasporto dei prodotti per il mercato del venerdì. La scelta ricadde sul contiguo palazzo della Mercanzia, derivante dall’unione di quello della Condotta, sede dal 1337 dell’Ufficio della condotta delle guardie cittadine, e dopo la caduta della repubblica nel 1530 della Gabella dei contratti; e di quello appunto del Tribunale della Mercanzia, che offriva i suoi servizi ai mercanti fiorentini (oggi è sede del Museo Gucci).

Il palazzo era stato acquisito dal Comune di Firenze nel 1878. L’acquisto venne completato nel 1902, ma per tre anni non se ne poté prendere possesso perché ancora occupato dalle Guardie municipali. I lavori di ristrutturazione vennero finiti nel corso del 1906. Dal 1907 al 1986, è stato la sede centrale e legale del Consorzio.

Successivamente, la sede venne spostata nel palazzo che ospita l’Istituto Sangalli, al n. 3 di piazza di San Firenze. L’edificio era stato acquistato sin dal 1915 dal Consorzio, insieme ad un altro non distante, in via dei Magazzini 2-4, al fine di ampliare gli spazi della sede di piazza della Signoria 10. Il marchese Gondi aveva consentito ad ospitare l’archivio del Consorzio negli scantinati del suo palazzo, ma la disastrosa alluvione del 4 novembre 1966, che in piazza di San Firenze raggiunse i 3,85 metri dal suolo, li allagò completamente e causò l’irrimediabile distruzione delle carte.

All’inizio degli anni duemila, il Consorzio agrario fu costretto a vendere il palazzo di Piazza di San Firenze 3, riservandosi un appartamento dove è stata ospitata la sede legale sino a poco tempo fa, prima del definitivo trasferimento a Sesto Fiorentino. Oggi il palazzo ospita anche il Consolato del Perù e della Costa d’Avorio.

L’Istituto Sangalli

L’Istituto Sangalli ha invece sede nelle antiche case dei Raffacani, cedute nel corso del basso medioevo ai Sacchetti, famiglia fiorentina di mercanti e banchieri, alla quale appartenne Franco, l’autore del Trecentonovelle, composto nel corso dell’ultimo decennio del Trecento.

Le origini medievali dell’edificio sono provate anche dai resti di un’antica torre, in una delle stanze dell’Istituto. I Sacchetti ne rimasero proprietari fino al Seicento, trasformandolo in una dimora gentilizia.

Riferimenti bibliografici

G. Carocci, Firenze scomparsa. Ricordi storico-artistici, Istituto professionale Leonardo da Vinci, Firenze 1977-78

Consorzio agrario provinciale di Firenze, 1889-1989. 100 anni di vita al servizio dell’agricoltura, Tipografia Latini, Firenze 1989

J. Del Badia, Comizio agrario di Firenze. La nuova sede nei palazzi della Condotta e della Mercanzia, Stabilimento tipografico dei minori corrigendi G. Ramella e C., Firenze 1907

G. Fanelli, Firenze, Laterza, Roma-Bari 1980

Le strade di Firenze, I-IV, a cura di P. Bargellini, E. Guarnieri, Bonechi, Firenze 1977-78

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